FAQS

LE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE

 

CANDIDOSI GENITALE

Che cos’è?

E’una infezione determinata da alcuni funghi chiamati lieviti. In particolare si tratta di lieviti del genere Candida, rappresentati soprattutto dalla Candida albicans.

Che tipo di fungo è la Candida albicans?

La Candida albicans è un fungo che normalmente vive come ospite innocuo nell’intestino, in vagina.

Se è innocua, perché determina malattia?

Alcune condizioni, modificando equilibri locali o alterando i meccanismi di difesa immunologia del soggetto, in alcuni casi possono trasformarla in modo da renderla causa di malattia.

Quali sono queste condizioni?

Perché i rapporti sessuali possono essere la causa della candidosi?

Indagini microbiologiche eseguite sulle urine e sullo sperma di partners maschi di femmine affette da candidiasi, hanno confermato la presenza di questo lievito nei maschi, confermando come un terzo della patologia genitale da candida possa ritenersi conseguente a rapporti sessuali.

Come si manifesta la candidiasi nella femmina?

Con una vulvovaginite.

Cioè?

La vulva si presenta infiammata e la vagina arrossata e ricoperta di placche biancastre.

La vulvovaginite può dare dei sintomi?

SI. Perdite vaginali color latte e talvolta quasi fosse pus. Inoltre è comune prurito, bruciore e dolore locali.

A che età è più comune la vulvovaginite candidosica?

E’ più frequente nell’età compresa tra i 16 ed i 30 anni.

Come si manifesta nel maschio?

Nell’uomo la Candida albicans determina una balanite (infezione che interessa il glande) o balanopostite (infezione che interessa glande ed il prepuzio) con prurito, bruciore ed arrossamento intenso del glande e del foglietto interno del prepuzio. Nei casi più gravi si può instaurare un restringimento del prepuzio con difficoltà o impossibilità di scoprimento del glande.

L’infezione da Candida può dare delle complicazioni?

SI. Una possibile complicazione, per entrambi i sessi, è l’uretrite. Se grave può provocare abbondante secrezione bianco-verdastra, arrossamento e sensazione di prurito all’orifizio uretrale esterno; nelle forme più lievi, sensazione di prurito alla prima minzione del mattino e l’emissione di una singola goccia di secrezione.

Come si capisce che l’infiammazione dipende dalla Candida?

La diagnosi si fonda sull’aspetto delle manifestazioni a livello genitale e sulle conferme dei tests di laboratorio.

La candidiasi genitale si può curare?

Certamente. E’ importante però che entrambi i partners (anche se uno non presenta infezioni in atto) siano contemporaneamente trattati per evitare trasmissioni “a ping-pong” dell’infezione.

 

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CONDILOMI ACUMINATI

Che cosa sono?

I condilomi acuminati sono delle verruche  che si localizzano in sede anale e genitale.

Sono gli stessi delle verruche della mani e dei piedi?

NO.

Da che cosa sono causati?

Sono causati da un gruppo di virus chiamati papillomavirus umano (HPV). Vi sono più di 20 tipi di HPV che infettano l’area genitale. Si può essere infettati contemporaneamente da più di un tipo di HPV. I più comuni sono l’HPV 6 e 11.

E’ una malattia frequente?

Si tratta della malattia sessualmente trasmessa più frequente nei paesi occidentali, con una incidenza (peraltro in incremento) dell’1% circa nella popolazione sessualmente attiva.

Qual è l’età più colpita?

Tra i  16 ed i 25 anni.

Quanto tempo passa tra il contagio e la comparsa dei condilomi?

Varia dalle 2 settimane agli 8 mesi (in media 3-6 mesi).

Come ci si infetta?

Attraverso i rapporti sessuali, per contatto fisico diretto. La probabilità di contrarre i condilomi da un partner infetto è di circa il 60%.

Si può trasmettere l’infezione con un asciugamano?

Raramente.

Qual è il maggiore fattore di rischio di contrarre la malattia?

L’attività sessuale. Più numerosi sono i partners maggiore è il rischio di infettarsi.

E’ possibile la trasmissione dell’infezione genitale da HPV attraverso il sesso orale?

Possibile ma raro, poiché la bocca è un ambiente dove l’HPV sopravvive scarsamente.

Si trasmette anche con il sangue o lo sperma?

No.

Come si presentano?

Come piccole lesioni lievemente rilevate rispetto alla cute che la circonda, di colorito biancastro in superficie, di consistenza molle, a superficie verrucosa, singoli o multipli, piccoli o grossi. Talvolta riunendosi assumono aspetti a cavolfiore. Altre volte sono piatti e non molto evidenti, rendendo difficile scoprirli.

Nel maschio dove si localizzano?

Al glande, al bordo del prepuzio, allo sbocco esterno del canale urinario, al solco balanoprepuziale.

E nella femmina?

Alla vulva (grandi e piccole labbra con particolare predilezione per la parete posteriore del vestibolo vaginale), ed anche (come elementi piatti) alla vagina ed all’utero (cervice).

Per entrambi i sessi è frequente la localizzazione attorno all’ano, non necessariamente legata a rapporti sessuali di tipo anale.

E’ vero che una persona può avere una infezione genitale da HPV senza accorgersene?

Vero. Talvolta ciò avviene quando i condilomi sono situati in localizzazioni difficilmente accessibili all’autocontrollo come all’interno della vagina, sulla cervice o nell’ano.

Altre volte invece l’HPV determina modificazioni talmente lievi della superficie cutanea tali da non essere visibili ad occhio nudo: in questi casi si parla di lesioni subcliniche.

Come si fa a sapere se vi sono tali lesioni?

Si utilizza una tecnica comunemente usata dagli specialisti ginecologi: consiste nel bagnare la zone da osservare con una soluzione acquosa al 5% di acido acetico e di osservare l’area con un particolare microscopio, il colposcopio. In caso di lesioni condilomatose la zona infetta tende ad avere un aspetto biancastro. Naturalmente non è tutto così automatico poiché talvolta la positività apparente dell’esame non corrisponde alla presenza del virus. E’ l’esperienza del medico operatore a permettere la differenziazione.

E’ vero che non  bisogna sottovalutare l’infezione genitale da HPV?

Vero, perché si è osservato come vi sia un legame tra alcuni tipi di HPV (16, 18)) e tumori dell’utero, dell’ano, del pene e della vulva. Infatti alcuni tipi di HPV, come quelli indicati prima, possono stimolare la comparsa di un tumore.

Quindi la presenza dei condilomi acuminati è indice di rischio tumore?

Certamente il rischio aumenta se

Come bisogna comportarsi avendo dei condilomi, per sapere se sono determinati da un tipo a rischio?

La tecnica che permette l’identificazione virale non è ampiamente disponibile come esame di laboratorio; pertanto in mancanza di tale determinazione, è ragionevole comportarsi come se l’infezione fosse causata da un HPV ad alto rischio.

Terapia

La terapia si avvale di farmaci da applicare direttamente sui condilomi oppure di metodiche quali la diatermocoagulazione, la crioterapia, la laserterapia.

 

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EPATITE VIRALE

Che cos’è?

E’ un termine generico con il quale si indicano un gruppo di malattie del fegato, le più comuni delle quali sono l’epatite A, l’epatite B e l’epatite C.

Da cosa è causata?

Da virus rispettivamente indicati con le sigle HAV, HBV, HCV.

E’ possibile acquisire l’infezione col rapporto sessuale?

SI. Per tutte e tre è confermata anche la possibilità della trasmissione per via sessuale.

Quali sono i fattori di rischio di contrarre l’epatite virale attraverso il rapporto sessuale?

I portatori sani di infezione. Sono persone che hanno contratto l’epatite senza manifestarla e non sanno di averla e quindi di poterla trasmettere ad altri. Il rapporto sessuale con tali persone rappresenta motivo di rischio.

Il numero di partners sessuali. Più numerosi essi/esse sono, maggiori sono le probabilità di contrarre la malattia.

A livello genitale maschile o femminile vi sono dei segni che indicano la presenza dell’epatite?

NO.

Come ci si accorge di aver contratto l’epatite?

Spesso l’epatite virale non dà segni di malattia e così la scoperta può essere casuale, come in occasione di esami del sangue eseguiti per un banale intervento chirurgico.

Se invece la malattia si manifesta si va da sintomi generici quali febbricola, malessere, mal di testa, mancanza di appetito, nausea e vomito sino al quadro evidente di urine scure e di colorazione gialla della pelle e delle sclere (la parte bianca dell’occhio).

E’ pericolosa?

In certi casi SI.

Si può curare?

In genere SI.

 

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GRANULOMA INGUINALE

(DONOVANOSI)

Che cos’è?

E’ una infezione batterica cronica della regione genitale, conosciuta anche come Donovanosi.

Da cosa è causato?

Da un microrganismo chiamato Colymmatobacterium granulomatis

E’ una malattia comune in Italia?

NO. E’ poco comune in tutta Europa. Si osserva nei paesi tropicali e subtropicali ed in particolare in Papua Nuova Guinea, Cina, Vietnam, Africa meridionale, Zambia, Brasile, Australia.

Come ci si infetta?

La trasmissione della malattia può avvenire sia attraverso contagio sessuale sia attraverso contatti interpersonali non sessuali, mediante il contatto con secrezioni infette.

Incubazione

Circa 2-3 settimane (ma può durare sino 80 giorni).

Come si presenta?

Con una opiù ulcere, non dolorose, facilmente sanguinanti.

Dove si localizza?

Nel 90% dei casi la malattia si localizza ai genitali (prepuzio, frenulo, solco balano-prepuziale nel maschio, piccole labbra nella donna).

Ci può essere ingrossamento dei linfonodi inguinali come in altre malattie sessualmente trasmesse?

Solitamente NO.

Che decorso ha?

Lasciata a sé la malattia ha decorso cronico con lenta estensione in tutta la regione genito-inguino-anale, con ulcere che si allargano sempre più, con distruzione di vaste aree di tessuto e con possibili alterazioni anatomiche e degenerazione tumorale.

Si può curare?

Certamente, utilizzando selezionati antibiotici.

 

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HERPES SIMPLEX GENITALE

Che cos’è?

E’ una infezione virale dell’area anogenitale

Da cosa è causato?

Da un virus, l’HSV (Herpes Simplex Virus). Nella maggioranza dei casi di tratta dell’HSV tipo 2 in accordo con quanto in passato si tendeva a ritenere: e cioè che l’HSV1 fosse responsabile solo delle infezioni della parte superiore del corpo (bocca e viso in particolare) e l’HSV2 della parte inferiore del corpo (regione genitale soprattutto). Oggi tuttavia questo concetto è superato: essendo l’HSV1 e l’HSV2 in grado di infettare tutte le regioni cutaneo-mucose, a seguito dell’odierna libertà delle abitudini sessuali (rapporti orogenitali), anche alcune infezioni dell’area genitale sono sostenute dall’HSV1. Oggi quindi si preferisce parlare di herpes simplex oro-facciale ed herpes simplex genitale.

Come ci si infetta?

L’uomo ne è l’unico ospite e la trasmissione è diretta da persona infetta ad altra persona; quella indiretta attraverso oggetti è poco probabile poiché il virus è rapidamente inattivato a temperatura ambiente.

Come si presenta?

Solitamente il primo contatto non determina malattia; solo il 10% degli individui colpiti è sintomatico (infezione erpetica primaria) e lo manifesta sotto forma di balanopostite o di vulvovaginite catterizzate dalla comparsa di piccole vescicole (1-2 mm di diametro), sia isolate sia raggruppate che rapidamente si trasformano in erosioni, che persistono per 4-15 giorni prima de guarire, con la possibilità che rimangano piccole cicatrici. Trattandosi di una fase altamente infettiva bisognerebbe evitare ogni attività sessuale sino a che non è avvenuta la completa guarigione, mediamente 19.5 giorni per la donna e 16.5 giorni per l’uomo.

Cosa succede dopo?

I soggetti infettati sono più spesso tormentati dalle ricorrenze (espressione clinica della riattivazione virale) oppure essere inconsci trasmettitori dell’infezione a seguito della cosiddetta escrezione asintomatica (shedding asintomatico). In quest’ultimo caso il virus viene trasmesso al partner senza che vi siano lesioni visibili per il paziente o il medico. Questa è la modalità di trasmissione più importante per l’herpes genitale: si ritiene che dal 50 al 90 % delle trasmissioni avvenga durante la fase di escrezione asintomatica. Essa si manifesta più frequentemente nel periodo che precede una ricorrenza.

Perché si hanno le ricorrenze?

Una volta che il virus ci ha infettato penetra nell’organismo. Essendo un virus che ha affinità per il tessuto nervoso, esso raggiunge le terminazioni nervose della sede di contatto e, tramite le fibre sensoriali che da qui si dipartono, per via assonale retrograda, raggiunge i neuroni dei gangli nervosi delle radici spinali corrispondenti.

Qui il virus rimane rimane per tutta la vita, inattivo, asintomatico (fase latente), in perfetto equilibrio con le difese immunitarie dell’organismo ospite. Stimoli di diversa natura, quali febbre, stress emozionali e fisici, mestruazioni, interventi chirurgici, infezioni sistemiche, terapie immunosoppressive, esposizione ai raggi ultravioletti e/o al freddo, variando lo stato immunitario del paziente, creano le condizioni favorevoli alla replicazione del virus ed alla sua migrazione in senso contrario, quindi per via assonale discendente, dal ganglio spinale alla cute e/o alle mucose attraverso la via nervosa.

Quindi una volta che ci si è infettati, non si riesce ad eliminarlo?

Verissimo. una volta che il virus è penetrato nei nostri tessuti, per quanto generi una reazione immunitaria, non viene eliminato ma rimane dentro di noi per tutta la vita. E’ una infezione latente (ossia il virus è in uno stato di riposo ) che può però evolvere periodicamente verso una riattivazione, con una frequenza di ricorrenze che tende comunque a diminuire con l’aumentare dell’età.

Come si manifestano le recidive?

Segni premonitore della recidiva sono sensazioni di bruciore, prurito, formicolio, di punture di spillo localizzate nella sede dove apparirà la lesione. A poche ore di distanza (2-4) compare una piccola chiazza rilevata e arrossata su cui compaiono successivamente vescicole disposte a grappolo che durano al massimo 48 ore; in seguito alle vescicole seguono le pustole che si rompono lasciando piccole erosioni policicliche e delle croste che durano da 72 a 96 ore. Dopo la caduta delle croste, la guarigione completa senza cicatrici avviene in 8 giorni circa (4-12 giorni).

Ci si può curare?

La terapia non può eliminare il virus, ma può rendergli la vita molto dura: si useranno farmaci ad uso topico e sistemico. Il criterio di prescrizione delle due forme di somministrazione da parte del medico si basa su quanto è precoce la diagnosi, sull’intensità e localizzazione delle manifestazioni, sulla frequenza delle recidive.

 

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LINFOGRANULOMA VENEREO

Che cos’è?

E’ una infezione sessualmente trasmessa con un decorso cronico.

Da cosa è causato?

Da un batterio chiamato Chlamydia trachomatis.

E’ comune in Italia?

NO. Il linfogranuloma venereo è endemico in America del Sud, Africa occidentale, Antille, India, Est asiatico.

Incubazione

Da 3 a 30 giorni.

Come ci si infetta?

Per via sessuale.

Come si presenta?

La lesione iniziale (cosiddetto stadio primario) più comune è un’ ulcera che appare nel luogo di entrata del batterio.

Dove si localizza?

Nell’uomo più comunemente sulla corona del glande, seguito dal frenulo, dal prepuzio, dal pene, dall’uretra, dal glande e dallo scroto.

Nella donna a livello delle mucose della vulva, della vagina, della cervice, del retto.

Essendo spesso però piccolissima, fugace, nella maggior parte dei casi non rappresenta un fatto costante della malattia in quanto passa clinicamente inosservata.

Qual è il decorso successivo?

Se non curata, passati altri 4-15 giorni dalla comparsa della lesione iniziale (ma possono passare anche 4-6 mesi dall’infezione), si passa al secondo stadio caratterizzato

Accanto a queste manifestazioni si può avere la sindrome anogenitale.

Che disturbi dà la sindrome anogenitale?

I primi sintomi di infezione sono il prurito anale e la secrezione mucosa rettale. Col progredire della malattia si complicano con febbre, dolore rettale con continuo bisogno di evacuare ed infine restringimento parziale o totale del retto.

Senza cure come evolve?

In assenza di terapia la malattia evolve nel terzo stadio, con ulteriori complicazioni a livello anogenitale e formazione di esiti cicatriziali.

Terapia

La terapia si basa sull’uso di antibiotico da assumersi almeno per 21 giorni.

 

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MOLLUSCO CONTAGIOSO

Che cos’è?

Il mollusco contagioso è una malattia virale benigna.

Da cosa è causato?

Da un virus, il più grande virus conosciuto che infetti gli esseri umani

Incubazione

Da 1 settimana a 6 mesi.

Come ci si infetta?

Il virus si trasmette con facilità per contatto diretto (cute con cute) da una persona che presenta tali lesioni sulla pellead altra persona, sia per via sessuale sia per via non sessuale. Pertanto più frequenti sono i contatti cutanei, sessuali o non, maggiore è la possibilità di contrarre la malattia.

Sesso

Colpisce equamente i due sessi,

Razze

utte le razze.

Qual è l’età in cui si osserva di più?

Tra i 20 ed i 29 anni.

Come si presenta?

Il mollusco contagioso si presenta comunemente come una piccola lesione papulosa cupoliforme, dura, del diametro di 2-6 mm, a superficie liscia. Il colore inizialmente è simile a quello della cute.

Le lesioni, nell’arco di alcune settimane, aumentano di dimensioni sino a raggiungere i 3-5 millimetri di diametro, appaiono di colore grigio-perla, rosa, talora giallognole, con una caratteristica piccola ombelicatura al centro. Il numero delle lesioni varia da poche unità ad alcune decine.

Dove si localizza?

Nella forma sessualmente trasmessa sulla regione addominale inferiore, sulla parte superiore delle cosce, sull’area pubica e genitale.

Sintomi

Nessuno.

Diagnosi

Generalmente la diagnosi di mollusco contagioso si basa sull’aspetto caratteristico e sulla localizzazione delle lesioni.

Terapia

Il mollusco contagioso può guarire spontaneamente (però dopo mesi o anni). Nonostante ciò si consiglia il trattamento per evitare che toccandosi il paziente porti l’infezione in tante zone del corpo oppure lo trasmetta ad altri. Ovviamente più precoce è la diagnosi e minore è il numero delle lesioni, più facile sarà controllarne la diffusione. E’ anche importante ricordare che lesioni di dimensioni microscopiche non sono visibili e che pertanto la terapia potrebbe protrarsi per più settimane per la sempre nuova comparsa di nuove lesioni.

La terapia più semplice e più comunemente utilizzata è l’asportazione di ogni singola lesione con un cucchiaino tagliente. Sarà però lo specialista dermatologo a valutare al momento della visita quale sia il trattamento migliore in rapporto al numero, alla localizzazione delle lesioni e all’età del paziente

 

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PARAVENEREE

Paraveneree (la trasmissione non è esclusivamente per via sessuale)

 

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PEDICULOSI DEL PUBE

Che cos’è?

E’ una parassitosi esclusiva dell’uomo.

Perché solo dell’uomo?

Perché il parassita si nutre in maniera quasi continua del nostro sangue. Nelle pause di riposo si aggrappa con le sue zampe ai peli non solo del pube, ma anche del perineo, delle cosce, dell’addome, delle ascelle, delle ciglia e delle sopracciglia.

Da cosa è causata?

Da un insetto, volgarmente detto piattola, (“la farfalla dell’amore”), il Phtirus pubis., differente da quelli che causano le pediculosi del cuoio capelluto e del corpo.

Incubazione

5 giorni in media.

Come si trasmette?

Attraverso un contatto fisico intimo e il rischio di acquisirla dopo un rapporto sessuale è di circa il 95%. Meno probabile, ma non impossibile, acquisirla attraverso i sedili dei water, la biancheria o vestiti, poiché la sua capacità di sopravvivenza lontano dall’uomo è di appena 24 ore.

Come si presenta?

Col prurito, notturno soprattutto, localizzato nell’area pubica. Guardando attentamente la zona si sveleranno le piattole e le lendini attaccate ai peli; sugli indumenti intimi è possibile osservare macchiette puntiformi color ruggine (feci del pidocchio) o rosse (sangue). Meno comunemente si vedono le cosiddette macule cerulee (chiazze grigio-bluastre di 1-3 mm di diametro) sull’addome, sulle natiche, sulle cosce, dovute all’azione della puntura del parassita.

Oltre ai peli pubici devono essere esaminati anche i peli del corpo, i peli ascellari, le sopracciglia, le ciglia e i capelli della regione occipitale.

Come si cura?

La terapia si basa su prodotti da applicare nelle zone interessate dall’infestazione. Nello stesso modo vanno trattati il partner sessuale ed i familiari che fossero parassitari.

Non è necessario radere i peli.

 

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SCABBIA

Che cos’è?

La scabbia è una delle più antiche malattie parassitarie: infatti tracce del parassita sono state trovate nelle mummie egiziane.

Da che cosa è causata?

Da un acaro, il Sarcoptes Scabiei var. hominis

E vero che se una persona è pulita non prende la scabbia?

NO. Certamente condizioni igieniche scadenti, coabitazione di più persone possono favorirne la diffusione ma oramai non c’è ceto sociale che non possa essere infettato. E’ una malattia estremamente “democratica”.

Incubazione

In media 3-4 settimane nel caso di prima infezione mentre è più breve (1-3 giorni) nel caso di reinfestazione.

Come ci si contagia?

Per contatto diretto con la persona ammalata. Si deve trattare di contatti intimi prolungati, quali si possono avere nei rapporti sessuali o nella condivisione dello stesso letto. Con una frettolosa stretta di mano od un abbraccio non si corrono rischi.

Il contagio indiretto tramite oggetti venuti in contatto con il malato ( lenzuola, vestiti, asciugamani, coperte ecc.) è più raro. Infatti l’acaro al di fuori dell’ospite umano sopravvive.

La possibilità di contagio naturalmente è maggiore quanto più numeroso è il numero dei parassiti presenti su di un individuo.

Ci si accorge subito di essere stati contagiati?

NO, purtroppo. Prima che la scabbia si manifesti passano parecchi giorni e in questo lasso di tempo l’acaro non svela la sua presenza e quindi si moltiplica indisturbato. E’ in questo periodo che è facile trasmettere, inconsciamente, la malattia ad altre persone.

Come si manifesta?

Con il prurito. E’ un prurito che si avverte dappertutto: braccia, schiena, addome, gambe, ovunque. E’ presente sempre, di giorno ma soprattutto di notte, al punto di impedire il sonno.

Cosa si vede sulla pelle?

Tipico è il cunicolo scabbioso: si tratta di una piccola linea cutanea, a forma di serpente, filiforme, lunga qualche millimetro che si localizza in prevalenza nelle pieghe delle dita delle mani (spazi interdigitali) e sui polsi. Corrisponde al tragitto che compie la femmina adulta nella pelle.

Vi sono poi altre lesioni tipiche della scabbia, diverse dal cunicolo scabbioso, che si possono osservare in determinate zone (regione genitale maschile, zona areolare mammaria femminile, parte inferiore dei glutei, ombelico, ecc.).

Allora è facile fare la diagnosi di scabbia?

Purtroppo non sempre è facile: lavarsi è diventata, per fortuna, una abitudine e ma ciò rende sempre più rare le lesioni specifiche. Ma una attento dialogo medico-paziente ed un accurato controllo della pelle permettono di giungere alla diagnosi.

Qual è la cura della scabbia?

La terapia attualmente si basa sull’uso di sostanze da applicare sulla cute, con varie modalità a seconda del composto chimico. Ma soprattutto è fondamentale che il trattamento sia eseguito contemporaneamente da tutti i membri del nucleo familiare in stretto contatto con il paziente e il partner sessuale, anche in assenza di prurito, per evitare possibili reinfezioni.

La biancheria intima di cotone, le calze, le federe dei cuscini, le lenzuola, gli asciugamani del paziente vanno lavati a 60°C e stirati con il ferro a vapore; ciò che non può essere lavato a questa temperatura verrà messo in un sacco di plastica per 2 settimane: l’acaro se non riesce a nutrirsi nell’arco di una settimana, muore. Valido anche il lavaggio “a secco”.

Per i materassi e le coperte si utilizzerà un antiparassitario in polvere (trattati per 48 ore).

Può essere utile passare l’aspirapolvere nell’intero appartamento, avendo cura, al termine, di eliminare il sacchetto di raccolta.

 

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LA SIIFILIDE

Che cos’è?

E’ una malattia infettiva a tipica trasmissione sessuale, chiamata anche lue.

Da cosa è causata?

Da un batterio, il Treponema pallidum (T.p.). Deve il suo nome all’aspetto, osservabile al microscopio, di filamento avvolto ad elica (treponema) e alla scarsa capacità di fissare i coloranti nella pratica microbiologica (pallidum).

E’ vero che sarebbe stata portata in Europa dai marinai di Colombo?

SI, secondo la teoria colombiana al ritorno dal primo viaggio di Cristoforo Colombo nel 1493. Fu però nel 1494, a seguito della spedizione militare in Italia di Carlo VIII di Francia contro Ferdinando II Re di Napoli, che la lue si diffuse. Infatti l’esercito francese (36.000 uomini mercenari di varia nazionalità – fra i quali pare vi fossero alcuni marinai di Colombo – con un seguito di 800 prostitute) nell’anno di permanenza in Italia propagò la malattia nella nostra penisola. Il ritorno dei mercenari nelle rispettive nazioni fece sì che essa si diffondesse all’Europa e poco dopo all’Africa del Nord ed al Medio Oriente. Con il viaggio di Vasco da Gama in India (1497) anche l’Estremo Oriente conobbe tale malattia.  A seguito di tali spostamenti vari sono i nomi dati alla sifilide, ognuno rispecchiante con tono accusatorio le possibili fonti della stessa : così fu “mal francese” per gli Italiani, “mal napoletano” per i Francesi, “mal dei Tedeschi” per i Polacchi, “mal dei Cristiani” per i Turchi, ecc..

Altri Autori contrapposero alla teoria colombiana una ipotesi precolombiana secondo cui sarebbe l’Africa Centrale la terra di origine della sifilide dapprima come focolaio endemico e quindi, a seguito di mutate condizioni socio-economico-ambientali, flagello epidemico.

Come ci si infetta?

Direttamente da persona a persona attraverso i rapporti sessuali (sifilide venerea)(90% dei casi). Però anche attraverso il bacio, umido, si può essere contagiati: naturalmente se sulle labbra o all’interno della bocca della persona che si bacia sono presenti lesioni primarie o secondarie.

La trasmissione indiretta attraverso oggetti contaminati dal batterio è pressochè da escludere in quanto difficilmente il T.p. vive nell’ambiente esterno.

Incubazione

Da 8 a 90 giorni con una media di tre settimane.

Come si presenta?

La lesione tipica è il sifiloma che si localizza nella zona di ingresso del T.p.

Che aspetto ha il sifiloma?

Appare come una piccola semisfera di pochi mm di diametro, dura al tatto, con al centro una zona “spellata” dalla quale può fuoriuscire del liquido limpido.

Dove si localizza?

Tutta la zona ano-genitale, soggetta alle pratiche sessuali. Sono possibili altre localizzazioni quali le labbra, la lingua, i capezzoli, ecc..

Esistono esami del sangue che permettono di confermare la diagnosi di sifilide?

SI. Già nelle fasi iniziali di malattia.

Come procede l’infezione?

A distanza di pochi giorni dalla comparsa del sifiloma, si ingrossano i linfonodi inguinali se l’infezione è al pene o altri  nel caso di diverse localizzazioni.

Il sifiloma guarisce spontaneamente in 20-40 giorni.

Sparito il sifiloma una persona può ritenersi guarita?

NO. Infatti la scomparsa spontanea del sifiloma non significa guarigione ma soltanto il superamento della prima fase della malattia che invece continua nella sua azione. Infatti in assenza di cura la sifilide si manifesterà con altri aspetti, non solamente cutanei, creando seri problemi per la salute.

Esistono cure efficaci?

SI. La penicillina, prima di ogni altro antibiotico.

Anche il partner sessuale deve essere controllato?

Certamente. Se si è affetti da lue primaria, occorrerà controllare tutti i partners degli ultimi tre mesi (ricordiamo che il periodo di incubazione è di 90 giorni). Le probabilità di contagio variano tra il 40 ed il 60%.

Se si è affetti da sifilide secondaria o latente precoce il periodo deve essere esteso a 2 anni.

 

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TRICOMONIASI

Che cos’è?

E’ una infezione che nella donna si localizza principalmente alla vagina (nel 95% dei casi) mentre nell’uomo interessa soprattutto l’uretra

Da cosa è causata?

Da un protozoo, denominato Trichomonas vaginalis.

Come ci si infetta?

Quasi esclusivamente con rapporto sessuale; tuttavia la possibilità per il T. vaginalis di sopravvivere per 24 ore nelle urine, negli indumenti umidi, nei tamponi o spugne significa che ci si può infettare usando asciugamani, materiale da doccia ecc., usati da persona ammalata (contagio indiretto).

E’ vero che spesso capita di essere infettati senza avere sintomi?

Verissimo. Infatti dal 10 al 50% delle donne infette è privo di segni o sintomi di malattia (portatrici asintomatiche) come pure la maggioranza degli uomini.

Incubazione

5-28 giorni.

Come si presenta quando ci sono i sintomi?

Nella donna prurito vulvare esteso anche alla faccia interna delle cosce e secrezione schiumosa abbondante, piuttosto fluida, di colorito giallastro o verde, con odore  di burro rancido.

Nell’uomo compare una uretrite con pochissima secrezione che si può vedere al risveglio del mattino sotto forma di piccola gocciolina allo sbocco del canale urinario che scompare alla minzione.

Può dare complicazioni?

SI. Nell’uomo può portare alla sterilità. Nella donna dolore addominale e, nel caso di gravidanza, è spesso associata con parto prematuro e può determinare basso peso del nascituro.

Diagnosi

Si basa sull’analisi delle secrezioni.

Terapia

Si basa sul contemporaneo trattamento dei due partners.

 

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ULCERA MOLLE

(CANCROIDE)

Che cos’è?

E’ una malattia ulcerativa acuta della zona genitale alla quale si accompagna, nella metà dei casi, una linfoadenopatia regionale ad evoluzione suppurativa.

Da che cosa è causata?

Da un batterio., l’Haemophilus ducreyi, detto anche streptobacillo.

E’ comune nel nostro paese?

No, ma non eccezionale come un tempo. E’ molto frequente nelle aree tropicali e subtropicali, quali l’Oriente, l’Africa Centrale, Africa del Nord, America del Sud; tuttavia la possibilità di viaggi in tali paesi rende possibile l’importazione di questa infezione.

E’ contagiosa?

E’ molto contagiosa

Incubazione

Breve, tra i 4 e 7 giorni, raramente meno di 3 o più di 10.

Come ci si infetta?

Durante il rapporto sessuale.

Ci si può infettare anche senza avere rapporti sessuali?

Improbabile in quanto il microrganismo muore rapidamente nell’ambiente esterno ed inoltre è molto sensibile ai comuni disinfettanti.

Sesso

Gli uomini sono molto più a rischio rispetto alla donne (sino a 10 volte di più).

Sintomi

Si può avvertire bruciore e prurito dove appariranno le lesioni.

Come si presenta?

La malattia compare nella zona sede di penetrazione dello streptobacillo come una piccola lesione  che rapidamente si trasforma in ulcera (il cosiddetto cancro), ossia in una lesione simile ad un cratere di vulcano, la cui profondità è maggiore della larghezza.

Dove si localizza?

Nell’uomo le localizzazioni più frequenti  sono a livello del frenulo, del foglietto esterno ed interno del prepuzio, al solco balano-prepuziale.

Nella donna le sedi interessate sono quelle più traumatizzabili durante l’atto sessuale quali la commessura posteriore, alla superficie interna della piccole e grandi labbra, all’ostio vaginale, al clitoride, al meato uretrale, all’orifizio delle ghiandole di Bartolini.

Anche l’ano può essere sede di malattia: nella donna ciò può accadere per autoinoculazione accidentale dai genitali oppure in entrambi i sessi per pratiche ano-genitali.

Che decorso ha?

Compaiono altre ulcere attorno alla prima.

Le ulcere sono dolorose?

Si nell’uomo, no nella donna

La malattia si manifesta nello stesso modo nel maschio e nella femmina?

No.

Nel maschio le ulcere sono più di una, diverse le une dalle altre nella forma e nella grandezza, dolorose.

Nella femmina l’infezione o non provoca lesioni oppure non si riescono a vedere perché si trovano in zone poco accessibili e non sono dolorose.

L’ulcera molle può dare delle complicazioni?

SI. Due terzi dei casi si complicano col “bubbone venereo” ossia con l’ingrossamento dei linfonodi inguinali solitamente di un solo lato ( o destro o sinistro), doloroso che poi si aprono all’esterno facendo uscire del pus.

Decorso

E’ vario in rapporto al numero e alle caratteristiche delle lesioni, ma soprattutto in base alla tempestività della terapia. La risoluzione comunque avviene in due-tre settimane con una cicatrice che ripete la forma delle ulcere pregresse.

Terapia

Molti gli antibiotici validi che portano a risoluzione nell’arco di una settimana.

 

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URETRITI

Che cosa sono?

Sono dei processi infiammatori a carico dell’uretra (è il canale che collega la vescica con l’esterno) il cui sintomo più significativo è rappresentato da secrezione di materiale liquido di vario colore, odore e consistenza. L’origine può essere non infettiva o infettiva.

Le forme non infettive sono spesso conseguenza di piccoli traumatismi all’uretra quali l’uso di catetere, la presenza di calcoli renali, l’andare in bicicletta, in moto e a cavallo ecc..

Le forme infettive si suddividono in due gruppi: gonococciche e non gonococciche.

Uretrite gonococcica

Che cos’è?

E’ la forma più conosciuta di infiammazione del canale urinario (detto uretra, da cui uretrite per indicarne l’infiammazione), variamente indicata con i nomi di gonorrea, blenorragia o, volgarmente, scolo.

Da cosa è causata?

E’ causata da un microrganismo denominato Neisseria (dallo scopritore Albert Neisser) gonorrhoeae (dalle parole greche “gonos”=seme e “reo”=scorro ossia perdita di materiale purulento dagli organi genitali, da cui il termine gonorrea).

Incubazione

Da 1 a 7 giorni (in media 3 giorni).

Come ci si infetta?

Il contagio avviene comunemente con i rapporti sessuali. La via indiretta, ossia tramite oggetti contaminati quali asciugamani ecc., e quindi al di fuori del corpo umano è rara perché i germi sopravvivono solo per un breve periodo di tempo se esposti all’aria e alla luce.

L’infezione si localizza solo nel canale urinario?

No. Certamente l’uomo rappresenta il solo ed unico ospite naturale, ma l’uretra non è la sola localizzazione del microrganismo. Infatti vi è anche la possibilità di gonorrea extragenitale:

Sarebbe sempre consigliabile in presenza di un mal di gola, se una persona ha avuto rapporti oro-genitali, recarsi dal medico per gli accertamenti del caso e non automedicarsi.

A che età è più frequente la gonorrea?

Tra i 15 e 29 anni.

Il maschio e la femmina hanno le stesse probabilità di contagiarsi?

No. Le probabilità per l’uomo di contrarre la gonorrea da donna infetta sono del 20% per un solo rapporto non protetto. Tale rischio aumenta fino al 60-80% dopo quattro o più rapporti. Nella situazione inversa (uomo infetto, donna sana) il rischio pari al 92.5%. Nella donna è quindi più facile la possibilità di infezione. Infatti per il contagio è sufficiente che materiale infetto venga a contatto dei genitali esterni e quindi non sono necessari rapporti sessuali completi ma semplici contatti esteriori.

Esistono persone con la malattia senza che abbiano secrezione?

Si. Come è vero che non tutte le secrezioni uretrali significano gonorrea, altrettanto vero è che non tutti i casi di gonorrea determinano secrezione; infatti esistono le cosiddette infezioni senza sintomi (asintomatiche)( tra l’1 e l’11% dei casi). Vi sono perciò portatori/portatrici in grado di trasmettere la malattia pur non manifestandone segni o, se li manifestano, questi sono di lieve entità. Spesso la loro scoperta è occasionale ed è legata alla comparsa acuta della gonorrea nel/nella partner con cui hanno avuto rapporti sessuali.

Come si presenta nel maschio?

Nell’uomo la gonorrea. si manifesta con prurito, bruciore ed arrossamento dell’orifizio del canale urinario, accompagnati da difficoltà a urinare e frequenti emissioni di urina; a queste si accompagna una secrezione uretrale abbondante, densa, cremosa, purulenta, di colore giallo-verdastro. I sintomi, in assenza di terapia, si mantengono per circa due mesi con graduale interessamento di tutta l’uretra sino alla vescica.

E nella femmina?

Il 50-60% delle donne non presenta sintomi e spesso quando sono presenti sono così lievi (dolori alla schiena in sede lombare, perdite vaginali, dismenorrea) e così generici da non far sospettare la gonorrea. Quando invece la malattia si manifesta ci saranno perdite vaginali, menometroraggie e sanguinamenti dopo il rapporto sessuale.

Diagnosi

La diagnosi di gonorrea si basa, oltre che sugli aspetti clinici, su esami eseguiti su campioni di secrezione prelevati con un tampone.

Terapia

La terapia della gonorrea si basa spesso su una dose singola di farmaco. Ma spesso occorre associare due antibiotici per la possibile presenza di un altro agente infettante (la Chlamydia. Trachomatis)

Uretriti non gonococciche

(UNG)

Che cosa sono?

Per definizione le UNG sono quelle forme di uretrite per le quali è stata esclusa, sulla base di indagini di laboratorio, la gonorrea.  Si ritiene che 2/3 delle uretriti siano di origine non gonococcica.

Da che cosa sono causate?

Numerosi microrganismi possono causare le UNG ma in pratica due sono quelli che raccolgono il 70-80% della casistica: la Chlamydia trachomatis e l’Ureaplasma uralyticum.

Incubazione

Tra le 2-3 settimane dopo il rapporto infettante.

Come ci si infetta?

Con i rapporti sessuali.

I sintomi dell’UNG sono uguali a quelli della gonorrea?

No. La sintomatologia dell’ UNG è modesta se rapportata alla uretrite gonococcica e ciò rende ragione del lungo intervallo che spesso intercorre tra l’inizio delle manifestazioni e la visita medica specialistica.

Come si presenta nel maschio?

Nell’uomo la secrezione uretrale è scarsa, presente soprattutto al  mattino prima di urinare, associata a difficoltà ad urinare (50-75%).

Come si presenta nella femmina?

Nella donna i sintomi simulano quelli di una infezione della vescica di origine batterica. Il sospetto di una UNG deve porsi nel caso di difficoltà ad urinare ed emissione di pus con le urine con esame colturale delle urine di routine negativo o quando i sintomi tendono a recidivare dopo contatto sessuale.

Diagnosi

La diagnosi si basa sull’anamnesi, sull’esame clinico e di laboratorio.

Terapia

Occorre innanzitutto scoprire quale microrganismo l’ha causata. Di conseguenza si sceglierà il farmaco appropriato.

 

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Veneree

 

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